Di Antonella Amodio
Nel cuore dell’Elba, la Tenuta delle Ripalte è il territorio curato con amore e attenzione da Piermario Meletti Cavallari. A capo dell’agricoltura e della cantina, Cavallari ha guidato la trasformazione e il successo della Tenuta. Inizialmente focalizzata per produrre l’Aleatico dell’Elba Passito DOCG, la Tenuta ha saputo adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato con un’innovativa variazione: un vino rosato, il primo dell’Elba ad utilizzare l’aleatico in purezza, che ha conquistato l’attenzione e l’apprezzamento del pubblico. Questo successo è stato riconosciuto con un prestigioso premio nella classifica 100 Best Italian Rosé.
Il vino rosato, con le sue caratteristiche moderne e innovative, si è rivelato un ancoraggio robusto per l’azienda, offrendo un nuovo approccio al vino e ampliando il mercato.
Questa reinterpretazione del tipico vino dell’isola ha conferito alla Tenuta un nuovo slancio e riconoscimento, spianando la strada per una più ampia visibilità a livello nazionale.
Il futuro della Tenuta si focalizza sull’ottimizzazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, con un’attenzione particolare alla gestione sostenibile delle vigne e alla diversificazione della produzione.
Con il suo approccio innovativo e ispirato, Piermario Meletti Cavallari prosegue nella sua missione di offrire vini di qualità distinti e apprezzati.
Chi gestisce la cantina?
Sono io il responsabile della parte agricola della Tenuta delle Ripalte, mi occupo della vigna e della cantina. L’impianto della vigna è iniziato nel 2003 con 5 ettari di uva Aleatico, con l’obiettivo di produrre l’Aleatico dell’Elba Passito DOCG, il vino tipico e rinomato dell’isola. Purtroppo, la crisi economica del 2008 ha colpito anche il mercato dei vini dolci, passiti e da dessert, comportando l’eliminazione a tavola di questa tipologia di vino da fine pasto in quanto costoso.
La svolta è stata produrre con la stessa uva un vino rosato, il primo dell’Elba con aleatico in purezza, consigliabile rispetto al rosso per via del colore tenue che rilascia l’uva e del finale amaro che si sviluppa da uve aromatiche macerate.
Successivamente, nell’annata 2014 in cui la maturazione ritardava molto, abbiamo vendemmiato con anticipo ne abbiamo prodotto un Metodo Charmat. Il risultato è stato molto soddisfacente.
Ci parli del Costa Toscana Rosato IGT 2023, rosato inserito nella Top10 della 100 Best Italian Rosé
L’Aleatico è la versione moderna del classico Passito, meno potente meno dolce, con una complessità misurata e con un prezzo contenuto!
Un vino più trasversale e non limitato al fine pasto o alla meditazione, ma adatto anche come aperitivo. Un vino gastronomico che accompagna diverse portate. Ricorda molto l’Aleatico Passito, il simbolo dell’enologia dell’isola e rappresenta bene il terroir e il vitigno che una lunga storia alle spalle. Inoltre, incuriosisce i consumatori che solitamente consumano la versione Passito.
Questa parentela è rinforzata anche dal fatto che il vino rosato di pressa, dopo la fermentazione, viene arricchito da un passaggio di 4/5 ore sulle vinacce vergini del Passito, completando così il proprio corredo aromatico.
Cosa rappresenta questo rosato per la vostra azienda?
Rappresenta la tradizione, la storia, ma con caratteristiche più affini al mercato. Questo ci ha anche consentito di evitare l’estirpazione di vigne obsolete dal punto di vista commerciale e a continuare a produrre una piccola quantità di Passito DOCG, ma è il vino rosato che sostiene il bilancio. Inoltre, completa la gamma offerta al consumatore insieme al bianco da uve Vermentino e al rosso di Alicante (Grenache). La versione rosato spumantizzata, poi, ci dà un buon posizionamento nella famiglia delle bollicine.
Cosa rappresenta questo premio per voi?
È un gradito riconoscimento ai nostri sforzi, ci aiuta a perseguire sulla qualità e a regalargli un carattere che lo faccia riconoscere in una categoria di vini che spesso sono piatti o banali. Fino ad ora il nostro mercato principale era l’isola che, nella stagione estiva, assorbe bene la produzione; Il nostro obiettivo è ampliare il mercato a livello nazionale e questo premio contribuisce sicuramente alla maggiore conoscenza del prodotto.
Programmi per il futuro?
Coltiviamo 18 ettari di vigna e abbiamo pochissimi margini per nuovi impianti. Tutti i nostri sforzi si concentrano sulla gestione della vigna per fronteggiare il cambiamento climatico, con il clima caldo-arido e scarsa dotazione organica nel terreno (un granito metamorfizzato ricco di minerali), e l’impossibilità di irrigazione di soccorso. Questo porta a rese molto scarse (50/60 quintali per ettaro) ma vini di qualità. Cercheremo, con i rinnovi delle vigne, di aumentare la densità di impianti ed utilizzare portainnesti più adatti e vigorosi. Per fortuna abbiamo una vigna a 300 metri sul monte Calamita, che mantiene acidità e freschezza nei vini.
Cosa pensa della percezione del consumatore sul vino rosato?
In passato, i rosati, per i pochi che li conoscevano, venivano evitati. In genere erano prodotti da vigne molto vigorose e i vini erano diluiti, senza neppure il supporto dei tannini derivanti dalle macerazioni; oppure provenivano da miscele di vini rossi che davano prodotti sbilanciati. Da qualche anno la situazione è cambiata e sono comparsi rosati degni di questo nome. Il consumo si è diversificato e l’aperitivo è diventato un momento quasi sacro in cui i nostri rosati trovano una giusta valorizzazione nonostante gli orribili spritz!
Comunque, l’incremento del consumo fuori pasto e la maggior propensione per vini leggeri non può che favorire la categoria dei rosati. È utile tenere d’occhio i rosati francesi, specie i provenzali, quasi sempre di grande qualità e supportati da azioni di marketing intelligenti.